Genova, ottobre 1912. Il senatore Giovanni Bombrini, già uomo forte dell’Ansaldo, e il giovane ingegnere Leopoldo Parodi-Delfino, astro nascente della nuova generazione di imprenditori italiani, danno vita ad una società destinata ad essere annoverata ben presto tra le principali produttrici di materiali esplosivi per le forze armate italiane. Per la prima volta, se ne ricostruisce la storia del decennio iniziale, quello compreso tra la guerra di Libia e l’avvento del fascismo, riportando le vicende dell’epoca dalla mitologia di una fabbrica creata nella campagna laziale al realismo dei documenti della stessa BPD, degli apparati ministeriali e dei protagonisti di quella stagione. Dopo le battute iniziali, caratterizzate dal forte intreccio esistente tra i vertici della ditta, il ministero della Guerra e Giovanni Giolitti, la storia della BPD entra nel vivo durante la Prima guerra mondiale, grazie alle crescenti commesse belliche statali che le consentono di svolgere un ruolo decisivo nel raggiungimento della vittoria italiana ma, allo stesso tempo, di generare una cospicua mole di profitti che saranno sottoposti, insieme a quelli di tante altre società, alla lente della Commissione parlamentare d’inchiesta al termine del conflitto. Gli anni della guerra vedono espandersi non solo lo stabilimento di Segni-Scalo ma anche il «villaggio di Colleferro», emblema dell’originale paternalismo sociale di Parodi-Delfino e centro di incubazione della città che sarebbe sorta nel 1935. Durante i convulsi anni del dopoguerra, la BPD cerca di districarsi tra la difficile riconversione e le fiammate del “biennio rosso” all’interno, ma anche proiettarsi sul palcoscenico internazionale, dall’Albania all’Ecuador passando per l’Africa, e orientarsi con successo verso settori differenti da quello bellico. Al termine dell’età liberale, la società sorta solo un decennio prima si apprestava ad entrare nella fase decisiva della sua storia.